Sant’Ambrogio e l’imperatore Teodosio
Il 7 dicembre 2014 don Claudio ha tenuto un’omelia su sant’Ambrogio e l’imperatore Teodosio, a proposito di un episodio capitato nell’estate dell’anno 390. Potete ascoltarla cliccando sul titolo.
In sintesi questo è il contenuto.
A Tessalonica era stato arrestato un auriga e una sommossa popolare uccise il governatore della città Butterich; ci fu una repressione violenta contro la folla e nello stadio ci furono 7.000 morti! L’imperatore Teodosio aveva permesso questa carneficina e se ne assunse la responsabilità.
Quando in autunno ritornò a Milano, Ambrogio si allontanò dalla città e non volle incontrarlo.
L’immagine dell’opposizione fisica è semplificazione artistica: la vediamo raffigurata due volte nella nostra chiesa.
Il catino dell’abside rappresenta il vescovo che ferma l’imperatore circondato da tutta la corte.
Ancora più bello è il bassorilievo marmoreo nella base dell’altare maggiore (è diventato il logo di questo sito!) in cui Ambrogio è raffigurato come un grande vecchio dalla lunga barba, ma in realtà aveva solo 50 anni, mentre Teodosio ne aveva 43. Ambrogio inviò all’imperatore una lettera personale, scritta a mano da lui stesso: Lettera 11 fuori collezione
« Mi è dolce ricordare l’antica amicizia
ma ora – saputa questa notizia – non posso tacere. Se il sacerdote non parla a chi sbaglia, sarà lui stesso degno di pena (allude al profeta Ezechiele)
Ascolta dunque ciò che ti devo dire: nella città di Tessalonica …
Forse ti vergogni di fare quello che fece Davide … lo hai imitato nel peccato, imitalo nella penitenza!
Ti ho scritto non per turbare il tuo animo, ma per esortarti a togliere questo peccato …
Sei un uomo e hai subìto una tentazione: vincila!
Il peccato non si cancella se non con le lacrime e la penitenza.
Consiglio, spero, esorto, ammonisco, perché mi addolora che tu non sia addolorato per la morte di tanti innocenti.
Non ho nessun motivo di esserti ostile, ma ne ho per temere: non oso offrire il sacrificio, se tu vorrai assistervi!
Ti scrivo di mia mano, perché tu sia il solo a leggerla, perché tu possa accogliere la misericordia di Dio»
Teodosio morì il 17 gennaio 395 (aveva 48 anni) e lasciò in custodia ad Ambrogio i suoi giovani figli Arcadio (18 anni) e Onorio (11 anni): la scena è raffigurata nell’ultimo riquadro della volta della nostra chiesa, proprio sopra le canne dell’organo e la si vede bene uscendo di chiesa.
40 giorni dopo furono celebrati i solenni funerali il 25 febbraio: alla presenza del figlio Onorio Ambrogio tenne l’orazione funebre (De obitu Theodosii)
Ambrogio era un vescovo e considerava Teodosio un cristiano: di fronte alla morte l’unica grandezza che regge è quella della virtù. Non elogia tutti i meriti politici e militari, ma ne esalta la virtù; soprattutto ne ricorda la penitenza.
«Ho amato quest’uomo che preferiva chi lo rimproverava a chi lo adulava. Depose ogni insegna regale, che solitamente indossava, pianse pubblicamente nella chiesa il suo peccato, che quasi a sua insaputa aveva commesso, perché ingannato da altri, con lamenti e lacrime invocò il perdono. Lui, l’imperatore, non si vergognò di quello di cui si vergognano i privati cittadini, di fare cioè una penitenza pubblica, e non passò giorno in seguito in cui non piangesse il proprio errore» (n. 34)